Parchi nazionali della Costa Rica

di Gabriele Rivolta
I Ticos, gli abitanti della Costa Rica, hanno destinato il ventisette per cento della superficie del loro Paese ad area protetta. Parchi nazionali, aree protette e rifugi di vita silvestre costituiscono quest’oasi di verde, formata da vari tipi di foresta. Da molti anni singoli individui e gruppi di privati, acquistano aree di territorio per destinarle a progetti di riforestazione.

I primi passi dei parchi

L’istituzione del sistema di aree protette è stata un’affermazione di grandi ideali ma il cammino che ha condotto a questo risultato non è stato privo di difficoltà. La creazione dei parchi e delle aree protette si è sviluppata attraverso molti sacrifici.
Nils Olaf Wesserb e la moglie Karen, svedesi di nascita ma Ticos di adozione, si trasferirono in Costa Rica nel 1955. Crearono nella zona di Montezuma una fattoria costruita secondo canoni ambientalisti rispettosi della natura. Si opposero ai primi tentativi di sfruttamento della zona di Cabo Blanco nella penisola di Nicoya. Raccolsero il denaro, trentamila dollari necessari per comprare i 1200 ettari che oggi costituiscono la Reserva Natural Absoluta de Cabo Blanco. Ciò avveniva nel 1958, ci sarebbero voluti ancora cinque anni per l’istituzione del parco. L’ostinazione dei coniugi Wesserb fu determinante nella realizzazione del progetto. Nils fu poi assassinato mentre cercava di realizzare un’altra area protetta nella penisola di Osa.

La nascita del parco di Santa Rosa

Mario Boza, uno studente costaricense dedito alle scienze forestali, riuscì a realizzare il suo ambizioso progetto di tutela. Riuscì a realizzare il parco nazionale di Santa Rosa, uno dei più selvaggi della Costa Rica. Questo parco è situato nella zona nord della costa pacifica.  Nel 1969 il governo istituì il Dipartimento dei Parchi Nazionali e diede il via al Parco di Santa Rosa. La cronica mancanza di denaro non permise alle istituzioni di far rispettare i dettami della zona protetta. La stessa, era, infatti, sistematicamente utilizzata come pascolo da parte degli allevatori della zona. Parecchi danni furono arrecati da chi bruciava il sottobosco e segava gli alberi. Mario Boza si rivolse alla stampa denunciando la situazione, facendone uno scandalo. Titoli come “Il Parco di Santa Rosa in fiamme” iniziarono a comparire sui giornali muovendo l’opinione pubblica. Il governo a fronte alla forte presa di posizione dei cittadini stanziò nuovi fondi. La felice conseguenza fu che i terreni furono recuperati e riconvertiti.
 

Quanto conta l’istruzione

Nella Costa Rica di oggi mantenere un elevato livello di rispetto per l’ambiente è prioritario. Oggi il paese conta esperti in temi della protezione dell’ambiente. Università, tra le quali la prestigiosa UCR, si dedicano alla formazione di professionisti capaci di operare sui temi della conservazione.
La Costa Rica vanta ora un patrimonio ambientale unico al mondo. E’ riuscita a trasformare la conservazione dell’ambiente in qualcosa di più pratico, in altre parole farne un bene comune da portare sul mercato turistico. La Costa Rica è, infatti, la meta per eccellenza del turismo naturalista. E’ il paese con la maggiore biodiversità al mondo per qualità e quantità di specie di animali e vegetali.
 

Conservazione e consumismo

I Ticos sono da ammirare: mantenere i parchi e le aree protette presuppone uno sforzo economico non indifferente. Combattono per le loro aeree verdi, contro lo sviluppo urbano, che concentra il 60% della popolazione nel Valle Central. Maggiori problemi sono causati dalle grandi coltivazioni di banane e zucchero da canna destinate all’esportazione, che creano contaminazioni gravissime. Il tentativo di assomigliare ai paesi “sviluppati” dell’America settentrionale è ormai superato. Tra conservazione e consumismo la Costa Rica ha scelto la prima e ne ha fatto un vessillo riconosciuto nel mondo.
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